L'Attimo Fuggente (1989): Mr Keating insegnerà ad un gruppo di 17enni a vivere al di fuori dei rigidi schemi di un grigio edificio, a tentare, rischiare per poterne essere fieri. Tra lezioni in cortile, calci ad un pallone recitando versi di Whitman, scoprirono qualcosa quei ragazzi, qualcosa che rimarrà per tutto il resto della loro esistenza, al grido "Carpe diem". Tra amore, passione e poesia i ragazzi impareranno molto di più di una semplice pagina di un libro, riunendosi di notte in una caverna, rianimando la setta dei poeti estinti, rivivendo e riascoltando parola dopo parola ogni battito della loro anima. Distese di neve, paesaggi da favola di un incantevole bellezza, sembra tutto così magico, quasi disegnato, e ogni albero, ogni fiore, ogni foglia sembra descrivere quei ragazzi che nel collegio di Welton costruirono la loro vita, e grazie ad un professore originale, un vero "Capitano", impararono a crescere credendo in loro stessi.
L'Ultimo Samurai (2003): Nel 1876 l’imperatore giapponese Meiji recluta un abile comandante americano, Nathan Algren, veterano della guerra civile per addestrare le proprie truppe all’uso delle armi da fuoco. Nella lotta contro gli ultimi samurai, Algren verrà catturato e risparmiato dal nemico, che lo istruirà sulle usanze e sul codice d’onore Samurai. Alla fine Algren si schiererà con il nuovo alleato. Un film davvero bello, che tuttavia non raggiunge il livello di "Braveheart", ma è comunque molto profondo e valido. Tom Cruise recita molto bene la sua parte. Il regista, Edward Zwick, riesce nel difficile compito di rendere il conflitto interiore che arde nel cuore del protagonista. Inoltre il film è scandito da un ritmo che non lo rende mai noioso. Il gusto del regista per la fedeltà è evidente nella ricerca di precisione nella ricostruzione del Giappone imperiale, nel mancato utilizzo degli effetti speciali al computer e nell’allenamento di diversi mesi richiesti a Tom Cruise per diventare abile nell’uso della spada. A conti fatti i veri protagonisti della storia sono l’onore e gli alti ideali per cui un uomo (d’altri tempi) è disposto a lottare. Insomma un mito che ancora oggi affascina e che riesce a tenerci incollati alla poltrona.
Sette Anni in Tibet (1997): una grande storia di politica, d'amore, di amicizia. Un uomo semplice, scalatore di montagne, percorre un lungo tragitto che lo porta in Tibet, dove conoscerà valori che non aveva mai conosciuto prima. Un turbine di sentimenti e di candore pervade tutta la pellicola, e immedesima pienamente lo spettatore, che resta colpito dalle sensazioni che traspira questa bellissima storia realmente vissuta. Grande merito va a Brad Pitt in una delle sue più grandi interpretazioni. Plauso alla colonna sonora, molto toccante ed emozionante, e alla fotografia: alcune riprese sono veramente suggestive. In conclusione, un film veramente bello e tratto da una storia vera.
Braveheart (1995): un film fantastico che si prende moltissime libertà nella narrazione sotto ogni aspetto, questo è vero, ma è anche diretto con una maestria incredibile da Mel Gibson in modo fantastico. La colonna sonora e gli attori che danno contorno al personaggio di Wallace ovvero Gibson sono bravissimi ed le battaglie sono fantastiche ed rese benissimo, lontano da quelle di oggi che spesso sono anche fatte in digitale in modo ridicolo. Uno degli ultimi grandi Kolossal con messaggi fortissimi ed ambientazioni pazzesche per quello che definirei un inno alla libertà potentissimo di un modo di fare cinema che forse non tornerà più.
Eyes Wide Shut (1999): è stato scritto che questo film non evidenzia appieno la grandezza di Stanley Kubrick, e che tra tutti risulta il lavoro più debole e forzato del regista americano. Di certo non passerà alla storia come il suo capolavoro, e suppongo anche che la sua non perfetta salute abbia inciso non poco sulla cura e perizia che di norma l’autore metteva nel proprio mestiere, soprattutto in quel lavoro di “ripulitura” finale che egli considerava ancor più importante delle riprese vere e proprie. Eyes Wide Shut è comunque un’opera inarrivabile per registi normali. Rappresenta il rapporto tra i sessi neanche più come una battaglia, bensì quasi come una sorta di due piani separati e paralleli in cui l’uomo non riesce a stringere la propria donna e viceversa.
Tommy (1975): Tommy è un film - opera rock del 1975 magistralmente diretto dal grande Ken Russell, basato sull'album Tommy degli Who, una delle prime opere rock nella storia della musica, pubblicato nel 1969. Il film vede la partecipazione di attori e cantanti, tra i quali gli stessi Who, in particolare Roger Daltrey (che interpreta il protagonista Tommy), Jack Nicholson, Elton John, Tina Turner, Eric Clapton e Robert Powell.
The Wall (1979): di fatto si tratta della storia di un uomo che pesca nel fondo della memoria, un viaggio nel fondo della sua follia. E durante questo viaggio lo incontriamo in diverse età della vita, come se sfogliassimo un album di foto di famiglia. Un uomo, però, che costruisce come un muro attorno ai suoi sentimenti, un mattone oggi, uno domani; e questo muro lo separa sempre di più dal mondo che lo circonda. Un muro immaginario fatto di mattoni immaginari. Suo padre è morto nelle battaglia di Anzio, durante l'ultima guerra; lui quindi non lo ha mai conosciuto: prima pietra. E sua madre ha voluto compensare questa mancanza, questa assenza, con un amore che lo soffoca: seconda pietra. Gli insegnanti lo tortureranno per dimenticare la loro vita piatta e senza prospettive:  terza pietra. La moglie non riuscirà a comprenderne l'anima e lo lascerà per un'altro uomo: quarta pietra, ed avanti così per tutto il film fino al processo ed al riscatto finale. The Wall non è quindi, come sarebbe dovuto essere all'inizio del concepimento dell'idea, una registrazione filmata di un concerto e, anche se non ha caratteristiche narrative lineari, non è un film in cui predomina il dialogo, è un'opera che difficilmente si dimentica. The Wall racconta, a forti tinte ed immagini, la storia di Pink, un bambino che diventerà una rock-star inglese e che, colpito dalle pressioni e dalla droga del successo, cadrà in uno stato catatonico. Pink è impersonato dal cantante dei Boomtown Rats, Bob Geldof, scelto apposta, a detta di Alan Parker, per le sue pericolose qualità.
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