2001, Odissea nello Spazio (1968): film visionario, "filosofico", ai limiti della comprensibilità razionale, affascinante. Uno dei classici del cinema e fondatore della moderna fantascienza cinematografica, ma anche una "abissale" meditazione sulla (e oltre la) storia dell'uomo.
Blade Runner (1982): dopo il successo avuto col primo Alien, Ridley Scott ritorna alla fantascienza, mischiandola però alle atmosfere noir dei polizieschi degli anni Quaranta. Il risultato è affascinante: per le labirintiche, soffocanti scenografie, per la ruvida malinconia del racconto, per la presenza superba di Harrison Ford. Il film, modificato dai produttori, è uscito secondo la versione originaria nel 1991. Ma le modifiche della produzione, per una volta, non erano state stupide. Nella versione di Scott manca la voce over (che fa molto hard boiled) e il finale "rapinato" a Shining di Kubrick. Volete mettere il (finto) lieto fine della prima versione? Al termine del viaggio intrapreso da Deckard e Rachel non c'era il paradiso terrestre ma l'Overlook Hotel !
Matrix (1999): Thomas Anderson lavora di giorno in una società di computer e di notte, col nickname Neo, scorrazza nella Rete da perfetto pirata informatico. La sua vita cambia quando viene contattato da Morpheus, altro misterioso hacker che gli svelerà un segreto allucinante: tutta la realtà come noi la conosciamo è solo una grande simulazione virtuale collettiva, creata da un supercomputer chiamato Matrix, che tiene l’intera umanità imprigionata all’interno di capsule attraverso le quali si alimenta dell’energia prodotta da miliardi di persone. Pochi individui sono riusciti a liberarsi. Morpheus e la sua banda sono tra questi, e sono convinti che Neo sia in realtà l’Eletto, il nuovo Messia che avrà il compito di guidare la rivolta contro Matrix. Lo sviluppo dell’idea di fondo, che tutto il mondo è in verità una simulazione computerizzata a cui noi siamo solo succubi e la conseguente possibilità, da parte degli eroi del film, di modificare questa grande realtà virtuale come si modifica un qualunque file, rende credibili tutte le scene in cui i protagonisti restano sospesi a mezz’aria, volano, camminano sulle pareti, fermano le pallottole e sparano furiosamente senza mai finire le munizioni.
Il Pianeta delle Scimmie (1968): film imperdibile, che spiazza lo spettatore mettendolo di fronte a una realtà alternativa dove inspiegabilmente uomo e scimmia si sono scambiati i ruoli: il protagonista è succube di umiliazioni di ogni tipo (di notevole impatto emotivo sullo spettatore, come la scena in cui le scimmie vanno a caccia di umani). Ogni episodio della trama è la riproposizione dei vizi tipici della nostra specie: la presunzione di superiorità, il pregiudizio, l'oscurantismo, il razzismo. Charlton Heston subisce secondo la legge del contrappasso le stesse angherie che secoli prima la razza umana ha dispensato di volta in volta a schiavi, neri, minoranze di ogni tipo. Ma, alla fine, quando il nostro eroe riesce a emanciparsi da tutto questo, arriva il vero colpo allo stomaco, si svela la terribile verità sull'origine di quello strano pianeta, e il film si chiude sulle ultime angoscianti parole del protagonista: "Maledetti! Maledetti per l'eternità, tutti !"
Arancia Meccanica (1971): ambientato nel futuro, ormai alle porte, e tratto da Arancia ad orologeria di Anthony Burgess, è una geniale traversata di generi (fantascienza, storico, drammatico, comico, grottesco, orrore) guidata magistralmente da un geniale regista, un film che mostra la violenza per esserne un contro-manifesto. Accolto da polemiche e ovazioni al suo apparire, è stato sequestrato per molti anni in Francia, mentre in Gran Bretagna per molto tempo non fu proposto né al cinema né in videocassetta. L'ambiguità del personaggio era necessaria per mostrare le diverse violenze della medicina, della polizia, della politica e della gente comune. Quando Alex viene guarito, non può gestire le proprie scelte. Diventa docile non per volontà ma per allergia (sente nausea quando cerca di usare violenza, anche se cerca di difendersi). La più grande prova al cinema di Malcolm McDowell che ha ideato alcune scene storiche, tra cui quella dello stupro a tempo di I'm singing in the rain. Le musiche di Beethoven e Rossini, rielaborate da Walter Carlos, e le immagini grandangolo di John Alcott accrescono l'immersione nell'incubo.
Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo (1977): Un messaggio musicale dallo spazio, una serie di misteriose apparizioni nei cieli degli Stati Uniti, il riproporsi di fatti del tutto inspiegabili, un messaggio subliminale indotto in molte persone. Presagi di una venuta degli alieni. Roy Neary, ossessionato dalla visione di una strana montagna, e una mamma a cui è sparito il figlioletto sono tra gli eletti ad accoglierli, mentre uno scienziato francese sovrintende al misterioso rendez-vous. Fantascienza messianica, fiabesca, letteralmente meravigliosa.
Guerre Stellari (1977): Avventura che mischia abilmente i sapori del western, dei miti cavallereschi e dell'orrore. Grandi mezzi, molta fantasia e prodigi tecnologici per una realizzazione che ha lasciato un segno nel cinema americano, rielaborandone dall'interno miti e fantasie, e aprendo la strada al cinema dei decenni successivi, Oscar per la colonna sonora (celeberrima, di John Williams), la scenografia, i costumi, il montaggio, il suono e ovviamente gli effetti speciali. Una nuova edizione restaurata e con nuove sequenze è uscita nel 1997. Fu poi seguito da L'impero colpisce ancora (1980) e Il ritorno dello Jedi (1983), prodotti da Lucas e diretti rispettivamente da Irvin Kershner e Richard Marquand. Più di un ventennio dopo sono poi arrivati Guerre stellari - La minaccia fantasmaGuerre stellari - L'attacco dei cloni e Guerre stellari - La vendetta dei Sith, una nuova trilogia che racconta il preambolo di Guerre stellari.
Alien (1979): film del '79 che ha lanciato un nuovo genere: il Fantahorror e che in fatto di bellezza non è ancora stato né replicato né superato. Un'ottima regia di Ridley Scott, che riesce a dare in breve tempo una caratterizzazione dei personaggi, e trasmettere allo spettatore emozioni miste a paura e ansia; dovuta anche al fatto che il mostro viene inquadrato nella sua completezza solo verso la fine, mentre durante il film il regista riesce magistralmente nell'intento di spaventare lo spettatore.
1997, Fuga da New York (1981): cult movie degli anni '80, pellicola che creò un'icona, opera di punta di una tendenza alla contaminazione dei generi che ebbe in Carpenter uno dei suoi maggiori esponenti. Questo film è in assoluto uno dei più politici del suo autore, quello in cui la sua visione disillusa e nichilista dell'umanità viene per la prima volta resa esplicita e tramutata in immagini. Quello che Carpenter ci mostra è un affresco a tinte cupe del futuro, una tetra promessa, una minaccia mai smentita.
Terminator (1984): per la prima volta, in modo catastrofico, ci troviamo di fronte all’impossibilità dell’uomo di combattere le macchine. Per la prima volta l’uomo si rende conto che il destino ha un grande senso dell’ironia. E per la prima volta il senso di impotenza di fronte alla ribellione delle macchine ci assale per tutto il film e ci fa pensare a cosa succederà e se succederà davvero negli anni a venire. Terminator ha lanciato il genere fanta-azione, e il successo è dovuto in parte a Arnold Schwarzenegger, che era da poco entrato nel mondo dei grandi di Hollywood, da dove poi non sarebbe più uscito, e in parte al regista James Cameron che è riuscito a coniugare il tutto in modo molto convincente.
Ritorno al Futuro (1985): il tema dei viaggi temporali è forse uno dei più abusati della storia del cinema: a partire dalle varie trasposizioni del romanzo di H.G.Wells fino ad arrivare ai più recenti Terminator o L'esercito delle dodici scimmie, l’idea di poter muoversi agevolmente lungo le linee del tempo ha sempre fatto parte delle fondamenta del cinema (e della letteratura) di fantascienza. Ma Ritorno al futuro, nonostante quello che possano far pensare il tema di base e l’affascinante titolo, non è un vero e proprio film di fantascienza ma, almeno per una buona parte della sua durata, una classica commedia degli equivoci che ha come suoi punti di forza un umorismo scanzonato e allo stesso tempo pungente, ed una sceneggiatura ad "orologeria". 
Dune (1984): l’opera di Linch, ambientata nel 10191, rappresenta un vero e proprio universo letterario di cultura fantascientifica. E’ costituito da molteplici e fitti temi legati in qualche modo, per proiezione drammatica, alla vera storia dell’umanità e alle sue ipotetiche nuove possibilità di sviluppo. Il deserto, i nomi arabi dei personaggi, la lunghezza dei vermi che appaiono all’improvviso insieme a un forte campo elettrico dando l’impressione per un attimo di essere simili ai lunghi oleodotti dei paesi arabi, fanno pensare a un parallelismo tra le battaglie armate per il possesso della spezia nel pianeta Dune e le nostre guerre legate alla questione del petrolio. La spezia è una sostanza preziosa, un gas di colore giallo che tra numerose proprietà ha anche quella di consentire un viaggio interstellare senza spostarsi mai con dei mezzi a propulsione più o meno evoluti. E’ presente solo nel pianeta di Arrakis (Dune). I viaggiatori che usufruiscono di questa preziosa risorsa naturale vengono sistemati accuratamente in un opportuno vano, tecnologicamente predisposto per il viaggio e saturo di spezia. Dopo alcuni istanti di concentrazione nervosa i passeggeri vengono a trovarsi nel pianeta di destinazione: in una sede tecnicamente idonea per la ricezione. Il film è ricco di problematiche profonde e intelligenti. Esse prendono via via varie e diverse direzioni articolandosi lungo un binario costituito da solidi codici di spettacolo: quelli che le esigenze di una trama filmica impone con rigore come ad esempio la maturazione al punto giusto delle grandi battaglie tecnologiche nel deserto di Dune tra i Fremen e gli uomini invasori del barone cattivo.
L'Esercito delle 12 Scimmie (1996): il critico statunitense Roger Ebert ha trovato somiglianze nella visione del futuro tra questo film e sia Blade Runner (1982, anch'esso sceneggiato da David Peoples) che Brazil (1985, diretto sempre da Terry Gilliam). Ebert scrive: «Il film è una celebrazione della follia e del destino, con un eroe che cerca di prevalere contro il caos della sua condizione, ed è inadeguata. Viene presentata una visione fredda, buia e umida, e anche nella storia d'amore tra Willis e Stowe egli si sente disperato, piuttosto che gioioso. Tutto questo è fatto molto bene, e più si conosce sui film (soprattutto la parte tecnica), più è probabile che lo si ammiri. E come intrattenimento, si richiama più alla mente che ai sensi».
Il Tagliaerbe (1992): il film racconta la storia inquietante di un medico dei Cybertech research labs (laboratori per la ricerca nel campo della tecnologia cibernetica), che, spinto dall'ambizione, decide di sperimentare le sue conoscenze e la sua terapia della realtà virtuale su un essere umano. I risultati di questo esperimento trasformano un giardiniere ritardato prima in un uomo dall'intelligenza superiore e di seguito in un incubo per l'intera umanità.
Donnie Darko (2001): quella di Donnie è una corsa contro ed attraverso il tempo: perché "l'universo tangente" in cui Donnie vive non può che avere i giorni contati, com'è scritto in "La filosofia del viaggio nel tempo", libro che accompagna il nostro eroe nel suo delirante percorso. Tra realtà e quella che potrebbe essere solo allucinazione, intorno a Donnie una famiglia come tante, i compagni di scuola e i professori del liceo, tra i quali un Patrick Swayze in veste disgustosa. Un film che voleva anche giocare un po' sul fatto che sia così difficile evitare di ripetere sempre gli stessi errori e cambiare le cose in cui crediamo, come dice ancora Kelly, che non nasconde di essersi ispirato a "L'esercito delle 12 scimmie" e altre pellicole del genere 'spiazzamento temporale'. Un film che va visto e rivisto per poter cogliere ogni volta un nuovo elemento che contribuisca all'interpretazione, per arrivare a vedere i "mostri" che ci stanno attorno.
The Butterfly Effect (2004): tratto da una novella di quel genio di Ray Bradbury, The butterfly effect risulta sicuramente essere una delle opere più  complesse e azzardate del cinema di fantascienza/horror degli ultimi anni.  Il rapido montaggio che compone e ricompone il tessuto della vita di Evan (o potremmo anche dire delle sue numerose "vite") destabilizza ma coinvolge lo spettatore nella ricerca disperata di una via d'uscita dalle relazioni infantili del protagonista ed il loro effetto distruttivo sul futuro (i migliaia di possibili presenti), fino al finale, pervaso da pura amarezza.  Citazioni della fantascienza si mescolano a considerazioni psicologiche sul trauma, elucubrazioni filosofiche sulla predestinazione ed il modo in cui la vita di ciascun individuo è connessa a quella degli altri, fino ad indagini "ai confini della fisica teorica" sui viaggi nel tempo.  E alla fine, pur trovandoci di fronte ad una produzione made in Usa, che pone necessariamente l'accento sull'azione e una sequenza frenetica di mutamenti shock della vita di Evan, l'intera operazione possiede la giusta dose di inquietudine e sincerità da coinvolgere, fino ad aprire la mente ad un viaggio cupo e disturbante, ma che vale la pena di fare.
Avatar (2009): difficile parlare di un film di cui è stato detto tutto e il contrario di tutto, per cui esprimerò soltanto il mio giudizio in termini emotivi. Le atmosfere di Pandora sono incredibili per quanto belle e realizzate digitalmente in maniera indistinguibile dalla realtà: davvero eccezionali. Tutto il mondo (creature, piante, colori e territorio) è straordinario ma al contempo pare possibile, reale e fisico. La storia non è originalissima e prende spunto da varie fonti: c’è un po’ di “Matrix”, di “Alien”, di “Balla coi lupi”, di “Pocahontas”, di “L’ultimo samurai”, di “Il signore degli anelli” e dell'ultimo genere western, quello con i cowboy cattivi e gli indiani buoni. La storia non è nuova e lancia messaggi palesi contro lo sfruttamento della terra, l’inquinamento, le colonizzazioni e la guerra. Certo il punto forte del film forse non sta nella trama ma, non dimentichiamo, è solo un film e, per quello che deve esprimere, tra cui "spettacolo", lo fa davvero molto bene. Il bello del film è a mio avviso la sua capacità di trasmetterci la bellezza di un mondo e di una spiritualita' profonda e "naturale" che avevamo e che forse mai più riavremo.
Inception (2010): Nolan (il geniale regista) affronta le dinamiche della psiche nello stato di sonno con la competenza di un esploratore dotato di mappe sconosciute ai più, ma anche con la consapevolezza di chi è altrettanto a conoscenza delle alchimie più segrete del cinema, i cui elementi sa distillare con sapienza, cercando anche di evitare il più possibile il ricorso agli effetti speciali. Perché Inception è al contempo una riflessione sul funzionamento della psiche, un melodramma e un film d'azione. Il tutto inserito nell'ambigua cornice di quella incapacità di distinguere tra apparenza e realtà, che è propria di ogni essere umano quando, nel sonno, crea mondi tanto inesistenti quanto assolutamente "reali". Comunque, se amate le trame lineari, andate a sognare altrove.
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