Conan il Barbaro (1981): film affidato alla sapiente regia di Milius e ai muscoli di Schwarzenegger. Alla sceneggiatura fanta-storica ha lavorato, oltre a Milius, anche Oliver Stone. Molti lo hanno "snobbato", accusato di "machismo", e chi più ne ha, più ne metta. Niente mi farà comunque cambiare idea; se questo è considerato da molti critici "raffinati" un film "stupido", ben vengano altri film stupidi a questo stesso livello, in grado di farci divertire senza troppe pretese, con il sapiente utilizzo di ingredienti, forse anche scontati, ma sempre piacevolmente e gradevolmente assiemati.
Il Bacio della Pantera (1982): film splendido, metaforico quanto basta, con scene memorabili (quella del sogno di Irina su tutte) e un gioco di luci e ombre, paura del buio e buio della paura che terrorizza e incanta con pochi effetti combinati sonoro-immagine. Personalmente ho trovato questo film estremamente affascinante. Semplicemente meravigliosa la colonna sonora del grandissimo David Bowie.
La Storia Infinita (1984): Questo film si può guardare in almeno due modi: con l'occhio di chi vuole passare un'ora e mezza spensierata e non ha letto la Storia Infinita di Ende, oppure con l'occhio di chi ha letto il romanzo e vorrebbe ritrovare quanto più possibile, almeno come senso della vicenda. Se rientrate nel primo tipo di spettatore, troverete un film piacevole, curatissimo anche nella forma, attraente. Se siete appassionati di letteratura e di Ende, ci rimarrete malissimo. Per esigenze hollywoodiane la produzione ha macellato uno dei più bei romanzi fantasy, sradicandone ogni contatto coll'autore, che giustamente ha fatto causa alla produzione. Personalmente ho fatto parte del primo gruppo e questo film l'ho molto apprezzato, forse anche perchè non mi era appunto mai capitato di leggere il libro originale. Carina anche la colonna sonora di Limhal.
Highlander, l'ultimo immortale (1985): una storia affascinante ed originale, raccontata molto bene e accompagnata da un'indimenticabile colonna sonora dei Queen e dalla memorabile presenza di Sean Connery. Ecco i motivi che rendono Highlander un film eccezionale che negli anni ha saputo diventato un vero "cult". Superbo il leading motif dei Queen, Who wants to live forever.
Labyrinth (1986): Visionario e con meravigliosi effetti speciali, diretto dal creatore dei muppetts e con una giovanissima Jennifer Connelly (A beautiful mind, La casa di sabbia e nebbia, ecc.) è un bellissimo esempio di cinema fantasy. David Bowie appare nel film come il Re dei Goblin. Divertente, ironico e sognatore, insomma, un film imperdibile, assolutamente da vedere. Sempre bellissima, anche se spesso ironica e "canzonatoria", la colonna sonora di David Bowie; ricordiamo in particolare i brani "Underground" e "When the world goes down".
Willow (1988): dalla sapiente regia di Ron Howard (A beautiful mind), il film fantasy definito il migliore fino all'uscita de Il signore degli anelli. Molti potranno addirittura trovare similitudini tra Willow e Frodo, due piccoli esseri che si prendono la gravosa responsabilità di portare a termine una non facile impresa, prendendosi cura di una bambina futura regina, nel caso di Willow, e di un anello dai poteri oscuri, nel caso di Frodo. Un film con effetti speciali all'epoca decisamente innovativi (è stato il primo a usare il morphing digitale), storia semplice ma allo stesso tempo intrigante, combattimenti, folletti, draghi, stregoni, insomma, c'è di tutto. Da vedere assolutamente.
Harry Potter e la Pietra Filosofale (2001): la pellicola di Chris Columbus, che si è avvallo della consulenza della stessa Rowlings, è fedelissima al romanzo in ogni suo aspetto. Luoghi, personaggi, dialoghi, situazioni, tutto ricalca pedissequamente l'opera della scrittrice. Scenografie eccezionali ed effetti speciali di altissimo livello, peraltro non molto invasivi nella loro costante presenza, impreziosiscono il tutto. L'ottimo casting è la cigliegina sulla torta. Daniel Radcliffe incarna perfettamente il figlio dei coniugi Potter, come anche Rupert Grint ed Emma Watson sono dei perfetti Ron ed Hermione. Nella parte dei professori dell'università di Hogwart troviamo attori di sicuro spessore: Richard Harris (Un uomo chiamato cavallo) è Albus Silente, Alan Rickman (Robin Hood) è Piton, Ian Hart (Terra e Libertà) è Raptor e Maggie Smith (Un Te con Mussolini) è la professoressa McGranitt.
Il Signore degli Anelli (2001-2003): La trilogia Tolkeniana del Signore degli Anelli è riproposta integralmente in questi tre film, meravigliosi ed imperdibili. Personalmente li ho trovati tutti e tre eccezionali, forse con una leggera preferenza per il primo ed il terzo. Dopo aver visto il primo mi sono immerso nella lettura dell'intera opera e ho così potuto meglio apprezzare sia il libro che l'opera cinematografica. Le "deviazioni" dall'opera originale sono numerose (una per tutte, non fu Arwen a salvare Frodo dopo l'attacco dei Nazgul), ma sempre condotte con abilità, sapienza e coerenza. In particolare la figura di Arwen è stata molto valorizzata e ricorre spesso nel film, mentre nell'opera originale "appare" ben poco. Si sà, un film comunque destinato al grande pubblico non può "sfuggire" alle leggi dell'ingrediente "amoroso", che comunque è sempre stato più che saggiamente amministrato. In effetti ci sarebbero addirittura gli estremi per dare ragione a Peter Jackson, dato che nell'opera Tolkieniana la bella elfa Arwen compare solo in due brevissimi "stacchi", ed il lettore fatica persino a coglierne l'intimo amore per l'eroico Aragorn. Tolkien fu spesso accusato di trascurare l'umano sentimento dell'amore, ma questo è molto ingiusto. E' pur vero che, sebbene questo "aspetto" sia stato effettivamente trascurato nel Signore degli anelli, nel Silmarillion il racconto del contrastato amore fra l'umanissimo Beren e l'elfa Luthien raggiunge un altissimo vertice di lirismo e poesia..
Il Labirinto del Fauno (2006): la storia si svolge nel 1944, la Guerra Civile è appena terminata e la bella Carmen si trasferisce, insieme alla figlioletta Ofelia, nella casa del nuovo marito, il Capitano Vidal. La piccola Ofelia, disturbata dalla disumanità di Vidal, crudelissimo fascista al soldo di Franco, trova rifugio in un antico labirinto nascosto in mezzo al bosco e governato da Pan, un fauno che le confessa di essere la reincarnazione della loro Principessa. Con questa toccante fiaba per adulti, sempre in bilico tra realtà (l'orrore della dittatura) e immaginazione (il mondo fantastico del labirinto) Del Toro esplicita tutto il suo disprezzo per un epoca ed un'ideologia che ha rappresentato "la perversione dell'innocenza, dell'infanzia e quindi la morte dell'anima" per un'intera nazione. Giudicando (a ragione) gli effetti digitali troppo freddi e distanti, il regista messicano si è affidato al caro e vecchio make-up e all'animatronic per dare vita ad alcune creature veramente spettacolari come il surrealista Pale Man, un inquietante mostro lattiginoso mangia-bambini che però scompare se paragonato alla crudeltà del Capitano Vidal, un mostro molto più concreto.
L'Avvocato del Diavolo (1997): il regista Taylor Hackford (Ufficiale e gentiluomo, Ray) confeziona un cupo, facinoso e solido thriller, tra citazioni letterarie, fugaci figure demoniache, suggestioni alla Rosemary’s baby, presagi da Apocalisse e un cast davvero notevole, stratosferico Pacino, ottimo Reeves e intensa Charlize Theron, che dire di più, un film da vedere e rivedere per provare ogni volta qualche brivido in più.
La Casa Vuota (2004): l regista Kim Ki-Duk è un'entità anomala nel panorama cinematografico. Prima di giungere alla pittura, suo più grande amore, ha svolto lavori di ogni tipo, e il suo incontro con il cinema è avvenuto solamente negli ultimi anni, senza aver avuto alcuna esperienza o formazione in merito. Di conseguenza una sua opera è sempre un'esperienza magica e sensoriale. Abbandonati la valle sperduta e la casetta galleggiante del monaco, della favola morale Primavera, estate, autunno e inverno e... ancora primavera, il regista coreano torna ai giorni nostri per raccontare il tema della solitudine e dell'amore. Tae-Suk è un giovane che trascorre le sue giornate entrando nelle case lasciate vuote occasionalmente dai proprietari. Dorme sul divano, si fa la doccia, lava i panni, aggiusta gli oggetti che non funzionano, gioca a golf e si scatta fotografie da solo con la sua camera digitale. Tutto con una leggerezza quasi ultraterrena. Un giorno, entrando in una casa, si accorge c'è una ragazza, Sun-hwa, che ha dei segni di maltrattamenti sul viso. Sono i continui litigi con il marito. Tae-suk, la prende con sé, per vagare insieme nelle case degli altri, e condividere questo strano modo di vivere che trasforma, lentamente, la loro amicizia in amore. Un evento inaspettato li allontanerà, ma non per sempre.
Lady Hawke (1985): Una fuga, un'incontro, una storia d'amore. Sulla commistione dinamica di questi tre temi tradizionali del cinema d'azione, Richard Donner ha costruito il microcosmo fantasy in cui si svolge la storia di Ladyhawke, in un sapiente gioco di ombre e luci, grandi e piccoli sentimenti, magia e astuzia. In un medioevo verosimile senza essere severo, l'atmosfera viene delineata fin dalle prime immagini attraverso uno scenario a sfumature vivaci e colorate, caratteristico di un certo cinema degli anni ottanta, che ricercava un'atmosfera rassicurante e concettualmente incontaminata. Pur riproponendo lo schema classico bene/male, i personaggi positivi contrapposti senza quartiere a quelli negativi, il risultato è un riuscito esempio di aggregazione di ruoli che arriva a toccare positivamente l'immaginario personale e collettivo. Si intrecciano quattro figure, che riprendono la simbologia tipicamente fantasy: il Cavaliere, la Dama, il Mago e la Bestia, riuniti nel tema essenziale del film che è quello della fuga. Navarre e Isabeau, condannati a fuggire "eternamente uniti, eternamente separati"; Gaston il "mendicante ladro", il monaco alchimista Imperius, fuggito dalla sua vita ecclesiastica, tormentato dalla più grave delle colpe: il tradimento della confessione, di cui cerca di espiare le crudeli quanto involontarie conseguenze. Di fronte a loro, la figura inesorabilmente malvagia del Vescovo, i cui abiti talari sono una pura formalità sopra le realtà oscure che ne animano pensieri e azioni. Il film non ha pause né concede ripensamenti, segue un filo narrativo sicuro e trascinante, in cui la figura scura di Navarre, cavallo nero e falcone, rappresenta il prototipo, assai amato da molta letteratura fantasy, del Cavaliere sans-terre, senza più patria né amico, alla conquista dell'antica e amata esistenza perduta, per la quale è pronto a sconfiggere i propri demoni e vendicarsi dei propri nemici.
V per Vendetta (2005): il tema è "importante", perché mostra quali siano le conseguenze quando un popolo decide di barattare la propria libertà ed i propri diritti in cambio di un presunto senso di sicurezza. Quindi si tratta di una questione di così viva attualità da far risultare ridondanti gli espliciti riferimenti alla realtà politica mondiale di oggi, con particolare riferimento alla politica statunitense, e a termini come "rendition" e "collateral". Molto azzeccata la scelta di John Hurt nel ruolo di Sutler. Hurt aveva interpretato Winston Smith, protagonista di 1984 nell'adattamento di Michael Radford. È quindi interessante vederlo in questo film nel "ruolo inverso".
Vi Presento Joe Black (1998): Vi presento Joe Black è la terza trasposizione di una famosa piece teatrale, La morte va in vacanza di Alberto Casella, e bisogna ammettere che la  messinscena curata dal regista Martin Brest, reduce dal successo di Scent of woman, incanta per raffinatezza ed eleganza, ed il tutto è certamente ben codiuvato da un terzetto di grandi professionisti, quali Anthony Hopkins, Brad Pitt e Calire Forlani.
La fabbrica di Cioccolato (2005): ormai, vedere un'opera di un autore come Tim Burton non è più il visitare un'opera unica, bensì quello di (ri)visitare una filmografia intera. Sono elementi ricorrenti, top del Cinema Burtoniano che arrivano puntualmente a stimolare i ricordi dei cinefili amanti di questo regista, come per esempio quella neve dei titoli di testa, così noir e così favolisticamente triste che ci rimanda a Edward mani di forbice, l'altra creatura del regista, colui che ha creato la neve. Ed in fondo Willy Wonka non e' che un altro Edward, creatura esteticamente androgina che possiede un dono speciale che gli altri non hanno, ma proprio per questo un personaggio alienato, senza amici e solo come un cane; e guarda caso, a dare volto ad entrambi i personaggi è quel Johnny Depp, che insieme a Burton diventa piu' trasformista e versatile che mai.
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