Sono solo poco più di 30.000 anni che il cosiddetto "homo sapiens sapiens", insomma "noi", sta calcando il suolo di questo pianeta, che non chiamerò nostro, dato che nostro di fatto non è.
In questa trentina di millenni ne sono state fatte di "cose", se poi siano tante o poche, se altre intelligenze abbiano fatto meglio o peggio di noi, al momento non ci è dato saperlo.
Già, perchè uno dei punti che mi assillano è proprio questo, la vita intelligente nella sua totalità...
La distribuzione dell'homo sapiens sapiens sul terzo pianeta del sistema solare è stata molto pervasiva, ma anche molto variegata nelle sue espressioni.
Alcune civiltà non hanno subito particolari spinte "evolutive", altre, tra alterne vicende, hanno sviluppato una conoscenza tecnologica decisamente ragguardevole.
Non so se sia questa la strada giusta, forse alcune civiltà potrebbero o sono riuscite a raggiungere uno stato di perfezione senza passare attraverso la conoscenza "fisica" della materia, ma questa è comunque una delle possibili strade per raggiungere quella che io definisco, in maniera assolutamente personale , la "consapevolezza".
In questi 30 millenni (mi sia consentito dire qualche "banalità") siamo passati dai piedi ai razzi, dal fuoco all'energia nucleare, dai sassolini ai computer.
Cosa intendo con "consapevolezza" ? Bhe, questa non è scienza esatta, ai tempi, ormai remoti, che avevo studiato filosofia al Liceo, la mia mente aveva "risuonato" sulle frequenze del pensiero di un filosofo greco del III secolo d.c., Plotino.
Di Plotino si può dire che, partendo dalle sole risorse della filosofia greca, sia riuscito a pervenire a conclusioni che sono state raggiunte a stento dopo dieci secoli di cristianesimo.
In quanto a convinzioni religiose, mi definirei un "agnostico spiritualista", può suonare contradditorio, ma in fondo voglio solo dire che mi esprimo con convinzione sui soli temi comprovati, sui temi spirituali solitamente non dibatto, dato che tutto potrebbe essere confutato.
E ora veniamo al dunque. Facendola breve, altrimenti non basterebbero le pagine di un'enciclopedia, dentro di me esiste la convinzione che la vita biologica sia nata dalla materia inanimata come fine ultimo ed ineluttabile, altrimenti tutto questo immenso universo non sarebbe "completo".
Sul fronte spirituale ho una serie di mie convinzioni assolutamente personali, in gran parte mediate tra le concezioni di Plotino e la saggezza orientale.
Il mio lato agnostico non mi fa vedere in tutto questo l'intervento di una mano "divina", la vita può esssere nata "per caso", così come le galassie. La nascita della vita è un processo complesso che può di fatto avviarsi su un qualsiasi pianeta su cui sussistano le giuste condizioni, ma la probabilità che giunga al suo termine ultimo è  "probabilmente" molto bassa.
Sul pianeta terra questo è accaduto. Personalmente alla vita non do connotati religiosi, piuttosto, nonostante la forte impronta agnostica, mi "lascio andare" a considerazioni di tipo spiccatamente "filosofico".
Mi chiamo al di fuori della disputa se la vita sia nata per caso o per un intervento di carattere divino, dico solo che la grande equazione dell'universo, senza la vita, sarebbe stata "incompleta".
La vita, una volta "nata", ha saputo provvedere a se stessa, si è evoluta in innumerevoli forme diverse, fino ad arrivare a generare quello che apparrebbe esserre, almeno allo stato attuale delle cose, il suo fine ultimo, il suo frutto più "perfetto", appunto l'homo sapiens sapiens, ovvero "noi".
Non voglio entrare in discussioni, che peraltro trovo perfettamente inutili,  che confutino la nostra posizione di esseri "privilegiati".
Noi siamo indiscutibilmente la specie più intelligente fra le specie viventi su questo pianeta, nostra è ora la responsabilità di sopravvivere ed "evolvere" verso uno stato di coscienza e consapevolezza superiore.
Quest'ultima considerazione l'ho aggiunta dimenticandomi per un attimo il mio agnosticismo, l'evoluzione intellettuale è in realtà l'unica evidenza inconfutabile, tutto il resto è filosofia o religione.
Ma volendo essere per un attimo filosofi (non "religiosi"), giungo finalmente alla mia personalissima conclusione:
la vita intelligente, e quindi la coscienza, esistono a necessario "coronamento" e "completamento" di tutto questo immenso e meraviglioso universo che la ospita.
In estrema sintesi, a cosa "servirebbe" tutta questa immensità se non esistesse al mondo un'entità consapevole di se stessa e di quanto la circonda ? Questa affermazione è già un passo oltre l'agnosticismo, ma ci può stare, avrebbe la sua "logica", e in fondo avevo "avvertito" di essere un "agnostico spiritualista".
E a questo punto voglio ritornare sulla "consapevolezza". Cosa significa per me ? Significa essere coscienti di fare parte di questo immenso universo, percepirne la grandezza ed il reale significato, sentirsi tutt'uno con esso e comprenderne la finalità.
Sono andato troppo avanti, un "vero" agnostico si sarebbe già fermato, e molto prima.
Io credo nella scienza, e sono convinto che rappresenti la strada giusta, almeno per un soggetto quale sono io. La strada della scienza è lunga e tortuosa, tutt'altro che una scorciatoia. La mia componente spirituale mi fa pensare che lo sciamano di un popolo "primitivo" potrebbe avere già raggiunto un livello di consapevolezza superiore a quello che ci potrà dare la scienza anche fra migliaia di anni, ma comunque  non cambio la mia strada.
Ogni persona deve seguire la propria strada, miliardi di persone, miliardi di percorsi diversi, non esiste una "formula" unica che vale per tutti, ognuno deve trovare la sua, quella insomma più adatta al suo modo di essere e di pensare.
Il mio modo è quello che passa per l'evidenza delle prove scientifiche, non posso accettare integralmente per vero qualcosa che non si può dimostrare, posso considerarlo logico o di buon senso, ma nulla di più.
Unica "eccezione", ma a pensarci bene non è poco, la mia convinzione della primarietà della coscienza.
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One step beyond... mi viene naturale ora fare ancora un piccolo "passo" avanti, piccolo solo in apparenza, ma a dir poco enorme a livello di possibili implicazioni.
Come sarà l'alba di una nuova "coscienza" ?
È ormai solo una questione di tempo, passeranno venti, cinquanta o cento anni, ma sono convinto che riusciremo, presto o tardi, a creare un'entità "materiale" in grado di replicare capacità che finora solo le forme viventi hanno avuto, due fra tutte la nostra capacità di pensare e di interagire con il mondo che ci circonda.
Giunti a questo punto il "cerchio magico" sarà richiuso: la "materia inanimata" avrà generato la "vita", che avrà a sua volta sintetizzato la "materia animata".
Pensiate sia impossibile l'eventualità che un domani l'uomo possa essere in grado di sintetizzare un'entità che possa replicare le sue "divine" capacità, appellandovi a motivi religiosi, filosofici o semplicemente negate i principi della AI forte ?
Accetto le vostre riserve, ma sappiate che non le condivido. Sono personalmente convinto che una civiltà evoluta possa raggiungere questo traguardo.
A mio avviso alla formidabile ricetta della "macchina animata" mancano alcuni ingredienti fondamentali non ancora disponibili nella nostra era, per cui, chi ci sta provando, per ora potrà solo creare dei ridicoli automi.
I nostri futuri elaboratori dovranno diventare "naturalmente paralleli", ma in particolare dovrà evolvere radicalmente quella che chiamiamo memoria digitale, attualmente troppo inefficiente, essendo legata ad una struttura monodimensionale e binaria.
Il nostro cervello è un magnifico modello di complessità forgiata nell'essenzialità: cento miliardi di neuroni possono legarsi mediamente ad un miglaio di neuroni e assumere diversi stati funzionali, per un totale di 1015 diversi stati cerebrali, ognuno dei quali può rappresentare un pensiero.
Sono convinto che saremo presto in grado di ricreare un'intelligenza "artificiale", ancora qualche "piccola" conquista tecnologica, e potremo finalmente disporre di tutti gli ingredienti necessari.
E quando il miracolo sarà compiuto ?
Se, pazzamente, ci metteremo "tutti" gli  ingredienti giusti, avremo raggiunto il nostro più grande traguardo, diventando al contempo "Dei imperfetti" di una nuova razza di "viventi".
Volutamente mi fermo qui, le conclusioni le lascio ai lettori, in particolare vi domando: potrà accadere che le creature sopravvivano ai loro creatori, e un domani testimonino i fasti di un'antica umanità ormai estinta ?
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